Sulle tracce dell’urubilinogeno

Che cosa è l’urobilinogeno
Cause di urobilinogeo alto
Perchè è basso?
I valori normali
Durante la gravidanza
Sintomi più diffusi
Esami di diagnosi
Curare l’urubilinogeno sballato

Urobilinogeno…chi è costui?

Parafrasare Manzoni può sembrare irriverente, ma ben si addice alla conoscenza generale di questa sostanza frequentemente analizzata negli esami di routine, ma sulla quale la maggior parte delle persone ignora praticamente tutto.


Si tratta di una sostanza incolore prodotta nell’intestino per fermentazione batterica della bilirubina.
Tracce di urobilinogeno vengono escrete in misura maggiore attraverso le feci, mentre un 20% circa del suo totale viene riassorbito dal sangue e poi veicolato al fegato, infine eliminato con la bile.

Tuttavia, dopo essere sfuggita al filtro epatico, una piccola frazione dell’urobilinogeno finisce nelle urine, attraverso le quali viene escreta in forma di urobilina, cui conferisce il particolare colore. Nelle feci invece diventa stercobilina, anch’essa responsabile della loro coloraziona scura, ovvero delle classiche feci nere.

Da questa breve presentazione, si intuisce quanto il dosaggio dell’urobinogeno nelle urine sia importante per capire lo stato di salute in cui versano il fegato e le vie biliari. In medicina capiterà spesso di trovare numerose sigle di cui è difficile capirne il senso, come urobilinogeno 1 o urobilinogeno 0.2.

Attraverso una descrizione delle condizioni limite cercheremo di far comprendere il senso che si nasconde dietro questa terminologia medica. La conoscenza, lo diciamo sempre, è il primo passo verso la guarigione. Discorso che vale, tanto per i sintomi della colite, quanto dei disturbi prettamente legati all’apparato urinario.

Le cause di un valore di urobilinogeno troppo alto nelle urine (superiore a 2,0 mg/dl (35 µmol/l)) sono molteplici.

molecole urobilinogeno disegno

Alla base, di solito, se è elevato vi è un danneggiamento delle cellule epatiche, che a sua volta può dipendere da epatiti (virali, acute e croniche, e tossiche), da cirrosi e, in taluni casi, da tumori al retto, purtroppo sempre più frequenti in Italia. Ovviamente il consumo critico di bevande alcoliche resta uno dei fattori a rischio più determinanti, in grado di far sballare facilmente i valori e creare conseguenze negative per la salute.

Un’aumentata distruzione dei globuli rossi, generata da anemia emolitica o gravi contusioni, può anch’essa provocare una eccessiva presenza nelle urine.
L’assunzione di alcuni tipi di medicinali, ovvero quelli a base di fenotiazinici, sulfamidici e acido paramminosalicilico, in caso di utilizzazione di un metodo analitico che prevede l’uso del cosiddetto reagente di Erlich, con il quale interferiscono, può comportare falsi valori più alti di urobilinogeno tracciato nella pipì, che in realtà non possiede alcun significato patologico.


Oltre a quello sopra menzionato, esiste anche il caso esattamente opposto, ovvero il riscontro, sempre tramite analisi, di urobilinogeno scarso o del tutto assente nelle urine.

Una simile evenienza, di sua presenza inferiore alla norma, si riscontra spesso negli itteri ostruttivi completi, in quelli congeniti da insufficienza enzimatica (come accade, ad esempio, nella Sindrome di Crigler-Najjar, una sindrome genetica ereditaria), nell’ittero fisiologico del neonato e in quello da latte materno, così come durante trattamenti che rendono le urine più acide (sortisce questo effetto l’acido ascorbico).
Anche le terapie antibiotiche, specie se prolungate, possono comportare bassi livelli di urobilinogeno nella pipì, derivanti dalla distruzione di quella parte di flora batterica intestinale responsabile della sua formazione.

I livelli standard

Ma in pratica, quali sono i valori di urobilinogeno nelle urine considerati normali? Quando i batteri possono sfasare i livelli al punto da allarmare un paziente?

Quelli da 0,10 e 1,8 mg/dl (da 1,7 a 30 µmol/l), 0,5 – 4,0 mg totali nell’urina delle 24 ore
Come sempre accade quando ci si rapporta ad analisi cliniche, i parametri possono leggermente discostarsi da quelli compresi nel range ideale di riferimento senza che ciò sia indice di anomalie patologiche, sempre presenti invece quando i valori superano i 2,0 mg/dl (35 µmol/l), considerati veri e propri dati “al limite”.

Preoccupazioni da mamma

Urobilinogeno elevato nelle urine si riscontra frequentemente in gravidanza e nei neonati.
Una donna incinta può più facilmente andare incontro a problemi epatici, in genere di lieve entità, dovuti anche solo al peso che il feto esercita sulle vie biliari, possibile causa di ostruzione transitoria del normale flusso di bile.

Calcoli, ittero, colestasi intraepatica della gravidanza (comunemente nota come “prurito della gravidanza”), steatosi epatica, anemia emolitica, epatite virale e sindrome di Gilbert (patologia benigna del fegato, lieve e abbastanza frequente, che impedisce un corretto smaltimento della bilirubina), sono tutte patologie che non di rado compaiono nei primi mesi di gestazione e che possono comportare un aumento dei livelli di urobilinogeno nelle urine.

Questo incremento di valore non è mai repentino, ma risulta piuttosto progressivo.
Nei bambini appena nati si riscontra spesso una condizione di iperbilirubinemia che, per colpa di accumuli di questa sostanza a livello cerebrale, possono portare a convulsioni, disturbi visivi e ritardo mentale.

Il motivo è che i neonati producono più bilirubina degli adulti, in quanto l’azione eritropoietica ed eritrocateretica è più elevata. A questo si aggiunge anche che nei piccoli, il modo con cui avviene la captazione della bilirubina plasmatica da parte del fegato non è del tutto attivo, poiché le strutture anatomiche e le funzioni non sono sviluppate completamente.

A ciò si aggiunge il fatto che le loro cellule intestinali sono maggiormente permeabili per consentire l’assorbimento degli anticorpi contenuti nel colostro materno, ma in tal modo può accadere che maggiori quantità di bilirubina riescano ad attraversare la parete intestinale, senza che ciò sia compensato da un’adeguata escrezione tramite le feci.


A questo punto, la domanda che molti potrebbero porsi è: “dal colore delle urine è possibile accorgersi di eventuali valori sballati di urobilinogeno?”

La risposta è sì, anche se si tratta di un parametro solo indicativo.
In generale infatti, il colore della pipì dovrebbe corrispondere al suo peso specifico; l’urina diluita per esempio, che ha un peso specifico basso, e risulta praticamente bianca, mentre l’urina concentrata, caratterizzata da un peso specifico maggiore, è di colore giallo scuro/oro o ambra, una gradazione quest’ultima, che però si può riscontrare anche in presenza di bilirubina.

La pipì da giallo paglierino a pallido infine, indica di solito una urina molto diluita, spesso dopo grande assunzione di liquidi. Si tratta di un liquido che crea parecchio spavento, perchè molto vicina alla tonalità del tipico canarino.

Attenzione anche alla disidratazione e allo stress che, ove presenti, possono favorire alterazioni dei livelli di urobilinogeno. Uno sforzo sportivo reiterato, specie nelle giornate di sole, potrebbe riacutizzare un problema ancora in fase di latenza. Ad aggravare questa condizione, vi è la possibilità di reagire male ad una vicenda potenzialmente stressante. Il numero di stressors e agenti causa di nervosismo sono direttamente proporzionali a squilibri delle vie urinali.

Il test decisivo

Spesso si viene a conoscenza di valori alterati nelle urine dopo essersi sottoposti ad un esame di routine.

Cosa fare in questo caso?

Il primo passo da compiere è rivolgersi al proprio medico di fiducia, poiché sarà lui, dopo un’attenta lettura degli esami stessi, a stabilire se sia il caso o meno di sottoporsi ad ulteriori accertamenti per scoprire l’origine del fenomeno, che potrebbe essere passeggero o nascondere disturbi, anche di lieve entità, a livello epatico.
A tale scopo, il dottore prescriverà quasi certamente un nuovo esame delle urine, da affiancare ad analisi del sangue per avere un quadro più completo della situazione e maggiori indizi per affrontarla nel migliore dei modi.

Come accennato all’inizio, è proprio l’urobilinogeno, escreto soprattutto attraverso le feci, a conferire alla “cacca” la sua tipica colorazione marrone/brunastra.
Quando le vie biliari però, per qualche ragione, sono ostruite, la birilubina, come abbiamo visto, non è eliminata nell’intestino, quindi l’urobilinogeno non si forma. In tal caso si sarà in presenza di urine scure per via della bilirubina coniugata in circolo e, di contro, a feci scarsamente colorate o del tutto incolori, chiamate “acoliche”.

Un urobilinogeno “sballato” nelle urine

Innanzitutto risalendo all’origine del problema.
L’iter inizia di solito con il sottoporre il paziente ad esami emoglobinici specifici per la funzionalità del fegato da affiancare, eventualmente, ad ecografie e radiografie.
Altri test infine, strumentali o meno, dovrebbero essere sufficienti a capire cosa provoca tali anomalie.
La terapia dipende, ovviamente, dalla causa di fondo: se viene accertata un’ostruzione alle vie biliari quindi, si rimuoveranno i calcoli o l’agente che provoca l’interruzione del normale flusso della bile, mentre a fronte di una causa emolitica, sarà ricercato il valore dell’ematocrito per stabilire la quantità di globuli rossi attivi, e saranno probabilmente prescritte terapie a base di ferro per via orale o intravenosa o di eritropoietina (in alcuni casi potrebbe essere necessario il ricovero in ospedale).

Ad ogni modo la miglior prevenzione sta nel prendersi cura della salute del proprio fegato con uno stile di vita sano che contempli una dieta varia ed equilibrata, l’ingestione di almeno otto bicchieri d’acqua al giorno e la pratica di una moderata ma costante attività fisica può apportare i benefici desiderati.

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