Con l’espressione Sindrome del Colon Irritabile (SCI) ci si riferisce ad un insieme di disturbi che interessa il colon, che a sua volta è una parte dell’intestino crasso.
Comunemente la sindrome è nota anche come “colon irritabile” o “colite spastica” e si differenzia dalle malattie infiammatorie come ad esempio il Morbo di Crohn, in quanto in essa non vi è alcun tipo di alterazione dell’anatomia intestinale, che appare integra.
Peculiarità del colon irritabile
La dieta per il C.I.
Come si cura il colon
L’omeopatia è una bugia?
A volte sussiste una certa confusione sulle tipologie e la natura di questi problemi, che nasce in sostanza dalla mancanza di una precisa conoscenza dell’organo interessato, che non è l’intestino nel suo insieme, bensì una sua porzione, il colon per l’appunto, che in pratica ne rappresenta l’ultimo tratto.
La colite è dunque una generica infiammazione del colon che può insorgere a causa di infezioni batteriche o virali (dovute ad alimenti ingeriti, a farmaci ecc.) o a malattie preesistenti (diabete, gotta ecc.).
Il medico esperto e pertanto deputato a curare il colon irritabile è il gastroenterologo, che attraverso un’accurata anamnesi del paziente, una visita obiettiva ed eventuali approfondimenti diagnostici, sarà in grado di emettere una diagnosi certa e di approntare la relativa terapia.
Sul territorio italiano sono dislocati da nord a sud diversi centri specializzati nella cura del colon irritabile. Attraverso una semplice ricerca su Google Maps, potrete trovare il naturopata o l’esperto gastrico più vicino a casa vostra.
Come riconoscere la colite: caratteristiche e tipo di dolore
Con quali sintomi tipici il colon irritabile si manifesta e con quali altre eventuali patologie può confondersi?
Come si giunge ad una diagnosi certa di colon irritabile?
Diarrea con presenza di muco e/o sangue alternata a stipsi ostinata, gonfiore allo stomaco, meteorismo, dolori e crampi addominali che in genere si irradiano alla schiena, ne sono certamente i sintomi principali e più caratteristici, ma molti di essi accompagnano anche l’insorgere di altri disturbi.
Diarrea, crampi e meteorismo ad esempio, compaiono anche nella maggior parte dei casi di sensibilità al glutine non celiaca; il glutine è un complesso proteico che si trova in molti cereali e spesso basta sospendere questi alimenti per veder regredire anche i sintomi ad esso associati.
C’è poi la colite ulcerosa o Morbo di Crohn, una malattia infiammatoria cronica dell’intestino, che spesso viene diagnosticata tardi proprio per la facilità di confonderne i sintomi con quelli del colon irritabile; febbricola e perdita di peso devono spingere il soggetto ad approfondire la situazione in modo da poter intervenire quanto più tempestivamente possibile ed eventualmente scongiurare così la necessità dell’opzione chirurgica.
L’esame diagnostico più completo per osservare le pareti intestinali interne è la colonscopia, che “esplora” il crasso tramite una sonda ed una piccola telecamera alla ricerca di anomalie di ogni genere ed entità; molte persone temono questo esame pensando che sia doloroso, ma in realtà, più che altro, è fastidioso, inoltre può essere eseguito, se il paziente lo desidera ed il medico lo ritiene opportuno, dopo la somministrazione di sedativi e rilassanti.
Dopo che lo si è fatto sdraiare sul lettino, generalmente sul fianco sinistro, nell’ano del paziente viene delicatamente inserito lo strumento, che il dottore guida internamente per vedere lo stato dell’intestino; per avere una visuale migliore, l’organo viene gonfiato con anidride carbonica.
Sia durante che subito dopo la colonscopia, è normale avvertire crampi e pressione addominale, che spariscono di solito in un’ora o poco più.
Per arrivare ad una diagnosi precisa non c’è però solo la colonscopia, ma anche esami meno invasivi, tra cui i test alimentari, l’analisi del sangue, la visita obiettiva e l’ecografia.
La migliore dieta per chi soffre di colon irritabile
Come abbiamo già detto, il colon irritabile si cura innanzitutto a tavola, con una dieta sana ed equilibrata.
Medici, dietologi e naturopati si affannano da anni nel ricordare alle persone quanto sia di fondamentale importanza, per chi soffre di questo disturbo, assumere quotidianamente alimenti in grado di prevenirlo e curarlo, evitando al contempo quelli che potrebbero peggiorare la situazione.
Cosa mangiare e cosa no, dunque, quando si ha la colite?
In linea generale bisogna privilegiare cibi freschi e genuini riducendo al massimo quelli conservati e/o troppo elaborati, grassi e zuccherini, ma entriamo nello specifico.
Cominciamo dalle verdure, sulle quali c’è un po’ di confusione: sì o no in caso di colite?
Ortaggi e verdure non devono mai mancare in un regime alimentare bilanciato, solo che chi ha il colon irritabile deve consumarle sempre cotte e condite solo con un filo di olio extravergine d’oliva; se meteorismo e gas intestinali sono molto forti, meglio tuttavia rinunciare a broccoli, cavoli e cavolfiori. Da evitare le verdure crude, in particolare sedano e cipolle, irritanti.
Per quanto riguarda la frutta, l’ideale è mangiarla sbucciata e senza semi, ma è il caso di fare attenzione a melone, anguria, agrumi e mele.
Fibre sì o no?
Dipende.
Sì in caso di costipazione, no se sono presenti crampi e diarrea.
Latte e latticini, in linea di massima, tendono a peggiorare la sintomatologia tipica della Sindrome del Colon Irritabile, ancor più se è stata accertata un’intolleranza al lattosio, fatta eccezione per lo yogurt, che quindi può tranquillamente essere mantenuto nella dieta.
Per quanto concerne le proteine, carne e pesce sono di gran lunga preferibili ai legumi, da limitare.
Dovrebbero essere banditi o quasi il caffè e tutte le bevande nervine (cola. cioccolata ecc.), spezie, fritture, bibite gassate e dolci elaborati, in quanto alimenti che irritano la mucosa intestinale peggiorando la colite.
Un discorso a parte meritano i cosiddetti prodotti “light”, nei quali il comune zucchero viene sostituito da edulcoranti (acesulfame K, aspartame, maltitolo ecc.), particolarmente fastidiosi per le pareti dell’intestino; un po’ di zucchero in pratica, è preferibile, purché nei limiti.
Quando si soffre di colon irritabile infine, è sempre utile l’assunzione dei probiotici, termine con cui ci si riferisce a batteri vivi “buoni” che vanno ad integrare la flora batterica naturalmente presente nell’intestino; è possibile assumerli sotto forma di integratori, ma si trovano anche nello yogurt, nel kefir e nel miso.
I rimedi per stare meglio
Come si cura il colon irritabile? Come uscire da questo tunnel che compromette pesantemente la vita e le attività quotidiane?
Di sicuro si può guarire dal colon irritabile migliorando la qualità del cibo che assumiamo e, successivamente, affidandosi ad una buona terapia medica e/o omeopatica, ma anche con tecniche specifiche di provata efficacia come l’idrocolonterapia.
Si tratta di una tecnica che consiste, in pratica, in un vero e proprio lavaggio del colon, dal retto al cieco, per liberarlo da scorie e tossine, depurandolo in profondità.
Il trattamento si esegue introducendo acqua depurata attraverso un sondino morbido e flessibile; di norma l’idrocolonterapia si esegue prima di effettuare indagini diagnostiche che riguardano l’intestino, ma può rivelarsi utile anche in caso di disbiosi, stipsi, difficoltà digestive, micosi e malattie della pelle.
L’omeopatia è un bluff?
Il dibattito sulla reale efficacia dell’omeopatia come metodo di cura è sempre aperto e ancora lontano dal trovare una risposta univoca, ma è certo che molte persone affette da colon irritabile, ottengono attraverso di essa un effettivo miglioramento delle proprie condizioni.
Un valido aiuto ad esempio, è costituito dal magnesio, che agisce direttamente sulla muscolatura riducendo le contrazioni e favorendo il normale transito delle feci, ma anche Nux Vomica 9 CH e Argentum Nitricum 9 CH sono rimedi piuttosto validi.
I casi più lievi di colite possono giovarsi dell’apporto benefico delle erbe e dei tradizionali rimedi “della nonna”; camomilla, melissa, malva, achillea, altea e tiglio sono alcune fra le più utilizzate e valide.
Premesso che il modo migliore per prevenire e tenere sotto controllo il colon irritabile è l’alimentazione, quando essa non basta o l’infiammazione è davvero forte, è possibile ricorrere ai farmaci.
I farmaci per il colon irritabile agiscono sui sintomi e deve essere lo specialista ad individuare quello giusto per il paziente.
Kijimea, il cui principio attivo è il B. bifidum MIMBb75, agisce aderendo direttamente alla parete intestinale danneggiata, riparandola un po’ come se fosse un cerotto ed impedendo quindi che i batteri possano penetrare provocando irritazione.
Più controverso è l’uso del gabapentin, un antiepilettico che a volte viene consigliato per lenire la sintomatologia del colon irritabile, ma che sarebbe bene relegare ai casi più difficili e sempre rigorosamente sotto controllo medico.
Se è vero che le fasi acute di colite possono essere affrontate adottando diversi rimedi, da quelli farmacologici e quelli omeopatici, la via migliore resta sempre quella della prevenzione e del controllo delle recidive, un risultato che si ottiene solo mettendo in pratica un corretto stile di vita, che preveda un’adeguata alimentazione, della moderata attività fisica e, possibilmente, niente fumo.