Colite Sintomi

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Sono moltissime le persone che soffrono di infiammazione al colon, anche se non tutte queste tendono ad etichettare il proprio malessere con il nome di colite. Quelli che per un altro disturbo vengono definiti come dei sintomi particolari, specifici di qualche disfunzione nell’organismo, nel caso della colite ulcerosa non sono mai così facilmente catalogabili. Questo sito vuole rappresentare un punto di approdo per tutti coloro i quali accusano irritazione al colon sia consciamente che inconsapevolmente. Attraverso gli articoli di questo portale dedicato alla colite e all’irritabilità intestinale comprenderete da subito come stemperare i dolori e, mediante la giusta volontà, scelte alimentari ponderate e abitudini di vita più compatibili con un male che ha natura anche psicologica, potrete riuscire a ritrovare il sorriso.

Dove trovare informazioni su eventuali sintomi
Quali sono i segnati inequivocabili di colite
Quali i sintomi secondari
Gli effetti collaterali dell’infiammazione al colon
I dolori non fisici associati con la colite
La fase di diagnosi
Quanto dura la colite?
Le conseguenze della colitesull’organismo
Quando si è incinta è più grave?
Curare i bimbi con colite
Cosa è più giusto mangiare
I rimedi per curarsi dalla colite

Dove trovare informazioni

La fortuna di vivere nel XXI secolo è data anche dalla possibilità di reperire consigli e suggerimenti da parte di medici gastroenterologi in forma totalmente gratuita. Il filone delle informazioni mediche gratis resta un ambito però estremamente delicato, in cui la prudenza non è mai troppa. Di conseguenza, senza lasciarsi prendere dai plausibili entusiasmi, meglio sempre confrontare quelli che sono i sintomi descritti all’interno di articoli scritti da dottori o esperti di patologie intestinali, con il parere del vostro medico curante.

E’ lui il professionista di riferimento che, conoscendo la vostra cartella clinica, potrà interpretare meglio i segnali che avvertite e metterli in collegamento le malattie avute in passato o eventuali debolezze pregresse che si manifestano ora sotto forma di colite. Allo stesso tempo però questo web site vuole offrirti quante più informazioni possibili, grazie al contributo di uno staff preparatissimo in materia di colon e malattie psicosomatiche. Ogni testo che troverete on line andrà letto con attenzione, perchè agire in anticipo significa risolvere più velocemente e in maniera più efficacie un problema. Fate quindi attenzione anche al meta linguaggio utilizzato perchè potrebbe comunicare preziose accortezze o modalità risolutive per combattere i sintomi della colite in modo definitivo. Come ci piace spesso ricordare:

“Ad ogni sentore, corrisponde sempre una soluzione”

I canali d’informazione più importanti

Come sempre quando si parla di informazione online, esistono delle fonti più autorevoli ed altre meno. Anche se non spetta a noi valutare quelli che sono i mezzi informativi con valenza più medica e quali con carattere maggiormente commerciale, ci preme aiutare i nostri lettori ad orientarsi meglio quando si mettono alla ricerca di notizie, su internet, su come curare il colon. Diamo quindi una nostra personalissima opinione delle fonti informative in cui potreste imbattervi.

Wikipedia. E’ l’enciclopedia libera per antonomasia, uno dei progetti più interessanti di informazione medica partecipata. Anche se l’opinione comune tende a sminuire le nozioni diffuse tramite questo canale, assicuriamo che l’accuratezza con cui funziona il sistema di revisione degli articoli, facilita la diffusione solo di notizie pertinenti e attendibili. Essendo bene evidenti le fonti, è possibile avere una conferma immediata sulla veridicità delle informazioni appena lette.

Questo è un vero punto di forza di Wikipedia, anche quando parla di colite nervosa o di carattere ulceroso. Apprezziamo molto il lavoro di questa enciclopedia online a contenuto libero, perchè garantisce un appiglio a cui aggrapparsi quando, persa la lucidità di ragionamento, a causa di un disturbo intestinale che ha ripercussioni anche sulla nostra qualità di pensiero, non sappiamo più a chi credere. La sua organizzazione interna dei link è qualcosa di fantastico, in grado di consentire una navigazione fluida anche da parte degli utenti online meno “accculturati” sul piano digitale, grazie ad una divisione perfetta in capitoli e sotto capitoli.

Yahoo. Anche se molto seguita, soprattutto dai ragazzi, yahoo answer è una delle peggiori fonti d’informazione sulla colite che potrete mai incontrare sul web. Vi scrivono “professionisti dell’approssimazione” con l’unico intento di portare confusione su ogni possibile argomento nel Mondo. Nel caso delle discussioni incentrate sulla sindrome del colon irritabile abbiamo letto di tutto, a cominciare da messaggi in cui consigliavano di evitare le fibre, sino a concludere, lo stesso post, con il suggerimento di assumere fiocchi d’avena a colazione (anche loro ugualmente ricchi di fibre…).
Il sistema di controllo sui messaggi, legato alle stellette che dovrebbero indicare l’utilità del commento, non sembra funzionare. Il risultato è una jungla di cattive informazioni o vere e proprie bufale su come guarire i sintomi di un colon irritato.

Gruppi tematici su Facebook. Hanno superato per interesse e partecipazione i vecchi forum on line sulla colite. Ne siamo felici, perchè lo consideriamo un passo importante verso la conoscenza. La possibilità di “mettere la faccia” su Facebook e l’obbligo di inserimento di un nome e di un cognome, assieme alla possibilità di riconoscere, anche indirettamente, l’autore del post pubblicato, riuscendo a definire con precisione la sua cerchia di amici, è un metodo di controllo che funziona piuttosto bene. I trojan esistono anche sui forum di colite creati sui social, ma sono facilmente allontanabili, a vantaggio della qualità generale delle informazioni. Anche se non si tratta di fonti ufficiali, il fatto che partecipino al dibattito on line dei dottori in carne ed ossa, con cognomi e volti abbastanza conosciuti, ci fa essere ottimisti sulla possibilità di reperire importanti opinioni su come trattare una colite ulcerosa.

My-personal trainer e Farmaco e cura. Si tratta forse dei 2 maggiori siti di approfondimento su colon e problemi intestinali, in generale, almeno per questo riguarda il numero di articoli scritti su questo argomento. Troviamo eccezionale l’accuratezza con cui eviscerano determinate tematiche, dalla rettocolite alle ulcere gastriche, rendendole allo stesso tempo molto fruibili, anche per un pubblico meno addentrato nella materia, ma ugualmente interessato alla propria salute. Un difetto di entrambi i siti è la “fastidiosa” abitudine ad spezzettare un articolo in più pagine, fatto che alla lunga può annoiare la lettura. Preferiamo siti come colitespastica.it in cui, anche se lunghi, i testi di approfondimento su temi come flatulenza e stress, sono scritti in un’unica pagina, facilitando la comprensione, nonchè la rilettura più agevole.
Per il resto solo opinioni positive su 2 siti che hanno il merito di aver spiegato a migliaia di pazienti come combattere i sintomi di colite, proponendo rimedi naturali o farmaci di comprovata validità. Anche se negli ultimi anni abbiamo notato una connotazione più promozionale degli articoli, spesso scritti con l’intento di evidenziare più un marchio farmaceutico, anzichè trattamento più naturale e meno invasivo, continuiamo a giudicare il loro lavoro molto favorevolmente.

Quali sono i sintomi fisici della colite?

fitte-allo-stomacoChi meglio di colitesintomi può parlarvi di quelli che sono i segnali che lascerebbero pensare ad un disturbo al colon? Cercheremo quindi di illustrare quelli che sono i sintomi tipici di un intestino irritato, differenziandoli da quelli che sono i segnali meno standard. Il lavoro di classificazione non finirà qui, perchè, proprio come farebbe un medico, cercheremo di osservare più attentamente il nostro paziente, dedicandogli una diagnosi più accurata.
Altra discriminante significativa è quella di distinguere i sintomi fisici da quelli più psicologici, mettendo in luce il collegamento più o meno esplicito tra i due ambiti. L’asse intestino cervello, come spiegheremo in moltissimi articoli all’interno di colitesintomi.it, è un argomento su cui più spesso ci troveremo a dibattere, perchè lo consideriamo un punto fermo da cui dovrebbe partire ogni ricerca medica focalizzata sullo stato di salute delle pareti intestinali.

I sintomi principali

Esistono dei segnali primari, in grado di far comprendere, con un maggior livello di certezza, che si tratta di colite da stress, detta convenzionalmente “nervosa”, o di un altra tipologia di colite.
Tra i fattori comuni che ritroviamo in chi soffre di attacchi di colite troviamo fondamentalmente:

dolore al fianco sinistro. Tipica è la situazione in cui il soggetto accusi fastidi sul lato sinistro della pancia, in una zona più spostata verso la milza. Si avverte un dolore molto simile a quello che si ha dopo aver svolto uno sforzo sportivo, senza un adeguato allenamento previo. La differenza principale è nel caso della colite le fitte sono più frequenti e si manifestano soprattutto la notte, prima di andare a dormire o dopo aver mangiato pesante la sera. Uno dei sintomi tipici della colite è questo risentimento in direzione dei reni, anche se poco o nulla ha a che fare con il nostro organo di filtraggio.

Bruciore intestinale. Uno tra i sintomi prioritari che dimostrerebbe la debolezza dell’area del colon, a conferma di un cattivo stato di una flora batterica debilitata è quella sensazione di fiamme che ci obbliga ad accasciarci nel tentativo di lenirla. Quando l’intestino brucia è molto difficile continuare a svolgere le normali operazioni quotidiane, perchè il malessere, localizzato nel basso ventre, sembra non diminuire mai d’intensità. Questa condizione ci rende più apatici nei confronti del cibo, perchè temiamo che qualunque alimento introdotto nel tubo digestivo possa accentuare l’infiammazione del colon e renderci ancora più doloranti.
Mettere delle mani sull’addome non servirà a ridurre un problema, che non è destinato a passare nell’immediato, neanche se combattuto con la classica borsa dell’acqua calda. Si ha la percezione che un fiammifero si sia insinuato tra le pareti dell’intestino e che la dieta che stiamo seguendo rappresenti benzina per l’intero apparato gastrointestinale.

Pancia rigonfia. Un ventre abbondante non è soltanto sintomo di una donna gravida o di un uomo che segue una dieta ipercalorica o che soffre di ipertiroidismo. Un addome gonfio è il segnale che qualcosa a livello di salute non funziona e che non stiamo dando il giusto apporto di fibre all’organismo. Il risultato di questi nostri errori alimentari e trascuratezza nelle abitudini di vita è il rigonfiamento ventrale, che può colpire anche la fragilità emotiva di un paziente non abituato a sentirsi “grasso”. Guardarsi allo specchio e notare una pancia più gonfia, per un tempo così continuativo, può far perdere la sicurezza in sè stessi e farsi sentire più brutti.

La conseguenza più diretta è un certo disagio quando si è in compagnia di amici e la percezione di non riuscire a svolgere tutte le cose che gli altri comunemente svolgono ogni giorno, come mangiare una pizza sensa provare dolori lancinanti nell’area dello stomaco. Eppure quando si ha una pancia piatta o non particolarmente prominente e cresce di volume, la diagnosi è solo una: la colite. La concomitanza con cui a manifestazioni fisiche di questo tipo segua anche la produzione di rutti e di reflussi gastroesofagei, rende ancora più problematica e imbarazzante questa condizione di vita.

I sintomi secondari della colite

Esistono altri elementi che potrebbero significare disturbi gastrici, tra cui sindrome del colon irritabile (che però è una forma cronica dell’infiammazione del colon). Si tratta di segnali che non riconducono direttamente ai sintomi tipici della colite, di cui abbiamo appena parlato, ma che, nel contesto dello studio delle ragioni di un’intossicazione, possono servire a delineare meglio quello che abbiamo.
Sono molti i lettori che continuano a chiedere la colite che sintomi porta e allora ci sembrava corretto descrivere anche i segnali secondari che accompagnano l’esistenza difficile di un malato colitico.

I sintomi indiretti da colite

Mal di schiena. Quando si percepisce un dolore sulla dorsale può significare davvero molte cose. In primis dobbiamo essere certi che questo risentimento non sia legato a nessuno sforzo fisico, svolto in maniera maldestra o con troppa foga. Sollevare mobili pesanti o anche solo nipotini per farli giocare, sono operazioni piuttosto delicate che, per non creare traumi postumi, dovrebbero essere svolte con oculatezza. Imparare il giusto modo per prendere in braccio bambini o trasportare oggetti di una certa stazza è fondamentale.
Eppure a volte, uno stato di debolezza può indicare che qualcosa non funziona a livello di salute e quindi insospettirci sul fatto che potremmo avere un colon dolorante. Quella che a volte percepiamo come un sintomo di male sulla schiena può essere in realtà più localizzato verso la zona inferiore sinistra del fianco. In questo caso aumenterebbero le possibilità che si tratti di colon irritato.

Appendicite. Se quello che sentiamo è più paragonabile ad un cuneo la cui intensità cresce progressivamente, sino a diventare insopportabile, ci troviamo di fronte ad un’infiammazione dell’appendice vermiforme. La differenza principale con la colite nervosa è che non è legata ad una condizione specifica, come nel caso dell’assunzione di una pietanza o a seguito di un episodio emotivamente sconvolgente, come quando avviene la scoperta di un tradimento o si verifica una lite in famiglia. Si tratta infatti di una dolenza mai provata che necessita un ricovero in ospedale, quando giunge a livelli assai gravi.

Solo chi non ha mai avuto in famiglia qualcuno che ha sofferto di appendicite potrebbe scambiare questo disturbo per colon irritabile. Non curare in tempo un’appendicite, quando raggiunge il massimo della sua potenza, significa andare incontro ad una situazione di ulcera molto pericolosa.

Feci chiare, diarrea, ma anche stitichezza, sono tutte conseguenze di una cattiva alimentazione o molto più verosimilmente di una intolleranza a qualche cibo. Se si hanno evacuazioni troppo rare (stipsi) o al contrario, troppo frequenti (dissenteria) è plausibile che il tenore dei batteri intestinali non sia ottimale. Se soltanto ogni tanto si nota una cacca più scura del solito o una sensazione di pesantezza, meglio fare mente locale e capire se qualcosa nel menù vi abbia creato disagio intestinale.
Non occorre quindi allarmarsi se si notassero saltuariamente delle feci nere o i sintomi di un’alimentazione poco equilibrata. Al contrario, invece, quando si osservano sintomi più rilevanti come la presenza di sangue negli scarti fecali o di una patina biancastra che avvolge gli escrementi, bisognerà quanto meno vederci a fondo, e realizzare delle analisi più approfondite.

Nella peggiore delle ipotesi potrebbe trattarsi di un tumore alle ovaie o di un cancro insinuato tra le mucose del colon, ma anche solo di una candida mal curata o di una cistite in fase avanzata. Alcuni sintomi urinari e il funzionamento difficoltoso di una vescica potrebbero spesso tranne in inganno e generare diagnosi sbagliate, soprattutto con soggetti del “gentil sesso”. Non è un caso se si suole sottolineare come la colite sia “donna”, in virtù anche del fatto che spesso siano persone di sesso femminile a ritenere di avere questa patologia o per lo meno, scambiano altre infezioni, tipiche del mondo delle donne, per problemi di irritabilità all’intestino.

Altra situazione tipica in cui si suppone di avere la colite, si verifica in prossimità del ciclo mestruale, a causa dei fortissimi dolori all’addome, verso l’ombelico, che caratterizzano quasi ogni ovulazione, ogni 24 giorni. I classici sintomi premestruali sono talmente acuti da annebbiare la vista e a far vedere mali più grandi, anche quando in parte si tratta di naturali manifestazioni dell’universo femminile.

Sintomi collaterali

Si tratta di segnali indiretti che possono dire molto o anche molto poco sul fatto che si abbia una colite spastica, perchè potrebbero dipendere da numerosi fattori. Avere mal di testa molte volte nella settimana, anche se si dedicano ore a sufficienza al nostro riposo o se non si ha particolarmente affaticato la vista, potrebbe essere collegato con un organismo non in perfetta forma. Dovremmo essere noi sentinelle di quello che il nostro corpo ci vuole comunicare attraverso segnali a volte evidenti, talvolta appena percepibili.
La febbre può ad esempio essere la risposta ad un’intrusione batterica, ma anche una maniera per avvisare al cervello di “darsi una regolata” e iniziare una vita più regolare, evitando gli eccessi. Il nostro grado di istruzione e l’ambito famigliare in cui si è cresciuti risulta fondamentale per approcciarsi al mondo dei farmaci. Vi sono persone che girano con così tanti farmaci in borsa da sembrare delle piccole farmacie ambulanti.
Altri soggetti invece, appaiono così radicati nella cultura antiglobalizzata da giudicare ogni assunzione di medicinali un attentato alla nostra salute, ignorando come possano esistere farmaci che hanno salvato la vita di milioni di persone o in grado di rendere una colite più sopportabile. Quello che ci preme sottolineare è che bisognerebbe avere una visione molto più aperta quando si parla di trattamenti e di terapie mediche o anche solo olistiche, perchè non è detto che lo stesso medicinale possa guarire due persone simili. Dietro la convinzione di trovarsi a pazienti con condizioni cliniche analoghe, esiste la regola universale che vuole ogni essere umano diverso dall’altro.

Partendo da questo assunto comprenderemo bene che più che un disturbo, dovremo cominciare a studiare la cura giusta, a cominciare dalla persona. Sotto questo punto di vista, sarà meno importante capire se si tratta dei sintomi delle diverticolite o di un semplice prurito sul lato destro, ma più rilevante concentrarsi sulla natura del paziente che avverte questi dolori. Il fatto che possa parlarsi di colite anche in assenza di evidenti sintomi (colite asintomatica), non può che confermare questa considerazione.

Quali sono i sintomi non fisici?

arcobaleno-e-prato-fioritoL’individuo colitico non è detto che peni soltanto per dei mali esterni, potrebbe essere infatti che patisca anche a livello emotivo, visto che la sindrome del colon irritabile può provocare traumi psicologici di una certa portata. Il fatto che questa disfunzione al colon venga spesso definita come “colite nervosa” lascerebbe immaginare come il risvolto psicologico costituisca una componente importante di questo disturbo.
Accade quindi che, soggetti che stavano benissimo ed estremamente meticolosi nella scelta del cibo più sano, allontanando dalla tavola alimenti a cui potrebbero essere potenzialmente allergici, provino i normali sintomi da colite. In questi casi, analizzando il contesto sociale e relazionale in cui vivono tali individui, si scoprirà come esistano dei conflitti o delle fonti di nervosismo che, a lungo andare, possono inficiare negativamente sulla salute fisica. E’ molto più frequente di quello che si crede, avere a che fare con persone che somatizzano a tal punto degli episodi della propria vita, da provocarsi un malessere, a livello del corpo.

Alcune situazioni tipiche che possono sviluppare una colite o accelerare lo sviluppo di una colite ansiosa sono:

  • la perdita di un famigliare
  • la scoperta di un tumore in un amico
  • essere abbandonati dal proprio partner
  • vivere una situazione di difficoltà economica
  • essere stati licenziati a lavoro

Il collegamento tra apparato cerebrale e intestino è continuo e non può quindi stupire più di tanto quando una difficoltà in ufficio o nel legame di coppia possano ripercuotersi sullo stato di forma del colon, accentuando un’irritazione che, in altri casi, sarebbe rimasta sempre “dormiente” e non si sarebbe mai manifestata.

Per attenuare i nostri dolori al basso del ventre, dovremo per prima cosa essere più sereni e imparare ad alleviare le condizioni di tensione. Ogni attività distensiva, finalizzata al recupero dell’equilibrio emotivo, come lo yoga, i massaggi shiatsu o i bagni nelle vasche idromassaggio, porterà importanti benefici al nostro stato corpo.

Come fare a capire se si può soffrire di colite nervosa?

Effettuare il test della mano. Verificare, prima di andare a dormire, se siamo in grado di mantenere il braccio dritto e il palmo ben disteso verso l’alto, con le dita ben strette tra loro, senza tremare. Ogni sussulto potrebbe essere l’indizio di una condizione nervosa precaria.
Una conferma molto semplice e diretta sul fatto che si è alquanto agitati nel periodo, la si ha attraverso la “regola del cla”. Quando almeno 3 persone, che appartengono a contesti differenti, come “casa”, “lavoro” e “amici” ci fanno notare che siamo un po’ nervosetti, vuol dire che è vero. Inutile negarlo, facciamo tesoro di questi ammonimenti e sfruttiamoli per limitare le possibilità di sviluppare una colite causata da stress.
Esistono altre 2 manifestazioni legate più alla personalità che al patimento vero e proprio, come la stanchezza e la nausea, che accompagnano talvolta episodi di colon irritato. La debolezza fisica può essere il contrappeso di un fisico debilitato da una malattia che ci sta divorando internamente, ma di cui non siamo ancora consapevoli.
L’efficacia di una cura duratura è data anche dalla tempestività con cui andremo a favorire lo sviluppo di “batteri buoni” lungo il colon, imparando a riconoscere i segnali che devono far scattare l’allarme e distinguerli da quei sintomi meno influenti, etichettabili come “passeggeri”.

Anche la spossatezza e la nausea possono andare di pari passo a flatulenza e reflussi gastrici che, nel corso del tempo, assestano un duro colpo alla potenza dell’organismo. Queste sensazioni potrebbero rappresentare anche l’altra faccia di un’inappetenza provocata da piatti che ormai associamo a fitte allo stomaco. Restare a digiuno sembra, al soggetto con colite ulcerosa, l’unico rimedio per non soffrire di spasmi lancinanti. A conti fatti non c’è nulla di vero il questa teoria e la nausea come la scarsa propensione a mangiare si dimostrano l’ennesimo sintomo della necessità di una cura immediata.

Come si diagnostica

Anche se a giudicare dai sintomi principali e incrociandoli con gli effetti secondari, sarebbe possibile ipotizzare un quadro clinico piuttosto evidente e quindi riconoscere se un paziente ha o meno la colite, per essere più sicuri occorrerebbe sottoporti ad una coloscopia. La funzione di questa diagnosi è quella di verificare le condizioni del colon. Qualunque tipo di lacerazione interna, irritazione o situazione potenzialmente riconducibile ad un intestino in difficoltà, potrà essere facilmente osservata, grazie a colonscopio.

Anche se il timore dei soggetti è legato al possibile dolore che potrebbe creare questo tipo di attività diagnostica, in realtà possiamo assicurare che si tratta di una operazione piuttosto normale. L’eventuale disagio o titubanza, da parte del soggetto, nell’introdurre un sondino nell’ano, può essere superata richiedendo qualche farmaco sedativo e rilassante. In effetti, qualora la persona che richiede una visita di colonscopia, desiderosa di sapere se si soffre di colon infiammato, percepisse un fastidio e contraesse eccessivamente lo sfintere, sarebbe davvero difficile eseguire questa operazione.
Si tratta di ostacoli che potrebbero rendere la realizzazione dell’ispezione del colon più impegnativa, allungando i tempi dell’operazione sino a 180 minuti. In linea di massima però, in appena un’ora è possibile portare il colonscopio sino all’inizio dell’intestino tenue e quindi farlo ridiscendere lungo il tubo digestivo (azione detta di “recupero”. Chi ha sperimentato questo strumento di diagnosi ammette di aver provato un certo imbarazzo ogni qual volta la sonda, seppur flessibile, abbia dovuto percorrere le anse dell’intestino, ovvero le “curve”.

La validità di questo sistema di controllo è però consolidata ed i rischi che qualcosa vada storto e che il colonscopio possa danneggiare il tratto intestinale, sono realmente limitate. Le possibilità di diagnosticare con precisione un evento clinico dipendono sia dalla capacità del dottore di utilizzare l’apparecchio e di conoscere approfonditamente le patologie dell’apparato gastrico, ma anche dalla collaborazione tra medico e paziente. Il sondino infatti è illuminato e possiede in sè una telecamera che consentirà di vedere quello che vi è all’interno del corpo, ma talvolta, sarà necessario che il paziente si muova sul lato, in modo da rendere più agevole l’osservazione, in quanto il sondino potrebbe essere troppo schiacciato sulla parete dell’intestino e apparire buio.

Questo tipo di strumento, oltre che per lo studio della colite ulcerosa, viene largamente impiegato, negli ospedali per rilevare la presenta di tumori nel retto e nel colon.
Altri sistemi alternativi, per verificare se si tratta di colite o di un altro disturbo passeggero, consistono nel rivolgersi a degli specialisti di olistica, cultori dell’agopuntura, iridologi e persino sciamani. Anche se può sembrare bizzarro esistono delle figure professionali, se non delle persone estremamente carismatiche, in grado di controllare la condizione delle mucose interne senza la necessità di eseguire una colon scopia.

Anche se la scelta dello sciamano voleva essere un po’ provocatoria, ricordiamo che esistono dei santoni in grado di “leggere l’intestino”, semplicemente passando una mano e guardandovi negli occhi, anche in Italia. Non occorre quindi impegnarsi in un viaggio intercontinentale per conoscere a quali cibi si è intolleranti e come guarire il colon. Sarà sufficiente rivolgersi ad un naturopata che, attraverso un’analisi iridologica approfondita, potrà valutare lo stato di salute dell’apparato intestinale e quindi proporvi la soluzione più naturale possibile.
Giusto per citare due esempi, sia Simona Berhammer che Luca Lombardi, sono degli esperti in questo ambito e certamente sapranno offrirvi i giusti consigli per superare i dolori associati agli attacchi di colite. La mappa iridologica, anche se ancora oggi non dimostra valenza scientifica, in realtà aiuta moltissimi centri d’idrocolonterapia ad focalizzare meglio le operazioni di pulizia di colon e retto. Anche se nel nostro Paese non è ancora molto diffusa, l’agopuntura si attesta come un’attività molto utile per stimare se si è afflitti da colite e verificare la tolleranza dell’organismo di un individuo, rispetto determinati cibi. Con un po’ meno di pregiudizi, come si vede, le possibilità per non ricorrere alla colonscopia per diagnosticare questo male esistono, basta allargare le proprie vedute e non trattare questi professionisti della medicina alternativa, alla stregua di stregoni o venditore di pentole da quattro soldi.

Quanto dura

Domanda da 1 milione di farmaci, di origine naturale, s’intende. Quanto può durare la colite dipenderà da fattori che non sempre hanno a che fare con la malattia in sè. Esistono degli elementi “esterni” o di carattere secondario in grado di influenzare i tempi di degenza, ma anche quelli di cura. Non vi è un dottore che può assicurare con certezza scientifica per quanto il soggetto dovrà soffrire, ma esistono delle considerazioni di massima che consentono di tracciare un quadro clinico più puntuale su quanto a lungo il paziente vivrà in una situazione di disagio intestinale. La lunghezza del periodo di malessere dipende, in linea di massima, da questi fattori:

  • capacità di accorgersi che il colon è infiammato
  • possibilità di farsi curare da uno specialista
  • attenzione nel seguire una dieta specifica anti colite
  • miglioramento dello stato emotivo
  • grado di volontà e voglia di reagire di fronte ad un’eventuale ricaduta.

Prendersela con la sfortuna perchè gli spasmi durano più del dovuto o additare il medico di poca professionalità, perchè non è riuscito ancora a guarirvi, non è corretto. Siamo noi stessi in gran parte responsabili della nostra malattia e gli studi specifici su come l’effetto placebo potesse giustificare maggiori percentuali di successo sulla colite nervosa, rivelano tutta la fragilità della psiche umana.

Esistono delle condizioni tipo che possono determinare per quanto tempo bisogna soffrire di spasmi all’addome prima di guarire. A seconda della situazione in cui ci troviamo, sarà più facile o più complicato uscire dal tunnel del dolore intestinale e quindi sapere se vale la pena di allarmarsi o bisogna solo aspettare che il tempo faccia il suo effetto e che l’intensità dell’infiammazione si stemperi gradualmente.

Colite momentanea

Si tratta di episodi passeggeri, ovvero di qualcosa che solo provvisoriamente sta ledendo la vostra salute. Potrebbe essere una debolezza generale del vostro fisico ad aver accentuato dei sintomi come male di pancia e aereofagia, che altrimenti non notereste o che, per lo meno, non vi allarmerebbero a tal punto. Il consiglio è quello di rilassare quanto più possibile corpo e mente, attraverso una maggiore attenzione al ciclo del sonno o all’interruzione di elementi che potrebbero contrastare con il vostro regolare riposo.

Alludiamo al consumo eccessivo di caffè o all’abitudine di mangiare numerosi confettini di liquirizia nell’arco della giornata, fattori che potrebbero prolungare i tempi di infiammazione. Anche dal punto di vista psicologico dovreste prendervi più cura di voi e quindi evitare ogni occasione di scontro verbale o di astio, sia a lavoro che nel contesto famigliare. I sintomi della colite provvisoria sono generalmente legati al crescente numero di evacuazioni. Si parla di diarrea, ma non si ha ben chiaro di che cosa si tratti, ne per quanto durerà.

Di sicuro si avverte una maggiore frequenza nelle evacuazioni, ma non essendo mai successo prima, è probabile avere paura che possa essere qualcosa di più grave. Altri segnali tipici di un’irritazione intestinale momentanea sono i continui rumori nello stomaco, segno che qualcosa a livello digestivo non funziona perfettamente. Per combattere i sintomi di una colite veloce, che colpisce nel breve periodo, bisognerà riconoscerla in tempo e prendere le giuste contro misure.
Mantenere calda la zona addominale, con qualche coperta in più o la classica borsa dell’acqua calda, possono aiutare la peristalsi e migliorare il nostro umore. Iniziare a escludere qualche cibo, tra quelli che consumiamo con cadenza quasi quotidiana, aiuterà a definire se esista una correlazione di natura alimentare e il nostro soffrire, evidentemente legato a qualche forma di intolleranza. Non perdiamo la lucidità nella nostra vita, perchè tutto potrebbe dipendere da una semplice astenia estemporanea. Una volta ritrovate le dovute energie, tutto l’organismo ne beneficerà, colon incluso.

Colite in fase di remissione

Forse è il grado più complicato di colite ulcerosa, perchè tende ad illudere il paziente di essere guarito, quando in realtà si tratta solo di un break del momento, una fase di stallo del malessere, che ci fa essere più sereni, perchè è qualche settimana che le nostre evacuazioni ci sembrano regolari. Altro sintomo che può ingannare il soggetto colitico di avere un colon nuovamente sano è lo sgonfiamento dell’addome. Fattori come il meteorismo e l’imbarazzo che questo disturbo genera, rappresentano un po’ la seconda pelle per chi soffre di irritabilità intestinale.

Non è facile definire la lunghezza del periodo di remissione della colite, ma di sicuro bisognerà stare molto attenti perchè non si trasformi in un fuoco di paglia, per poi degenerare in ancora più violenti bruciori addominali. Cantar vittoria non serve quando si parla di un malessere così subdolo come quello della colite ulcerosa. Ritornare a mangiare la pizza, non appena la nostra flora batterica sembra più in forma e le nostre feci ritornate alla consistenza e al colore di una volta, può essere deleterio e compromettere tutti gli sforzi che abbiamo fatto finora.

Nonostante la superficie, la nostra salute è ancora molto precaria e non sarà facile rilassare nuovamente le pareti intestinali, qualora una ricaduta tendesse ad infiammare ulteriormente la zona. Il pericolo più grande, in questi casi, è che la gioia di essere finalmente liberi di mangiare ciò che si vuole, può portarci in una condizione fisica anche peggiore rispetto quella che avevamo nella fase iniziale. I sintomi di una remissione dell’infiammazione al colon vanno presi con molta cautela e quindi trattati con i guanti, sotto il controllo strategico di un dottore, con grandi capacità di ascolto.

Colite di ritorno

Una “ricaduta degli attacchi di colite” può significare entrare in un circolo vizioso fatto di sconforto emotivo e acutissimi crampi all’intestino, in una zona localizzata verso sinistra. Forse è il grado peggiore in cui si può trovare un paziente che ha scoperto di avere il colon in difficoltà. Questo dipende dal fatto che lo scoraggiamento che deriva dal ritrovarsi punto d’accapo con diarrea e reflusso, dopo che pensavamo di aver messo una pietra sopra la malattia, ci fa sentire ancora più delusi e sconfortati.
L’effetto più diretto è quello di non credere più nella dieta anti colite e percepire tutti gli sforzi che mettiamo in pratica, per conservare un regime alimentare quanto più ligio possibile, come inutili. Alzarsi di nuovo di notte, con frequenze ancora maggiori, a causa dell’impellenza di andare in bagno ed esplicare i bisogni corporali, è uno dei segnali che stiamo perdendo il controllo del colon.

I sintomi notturni della colite sono ancora più fastidiosi, perchè limitano il nostro riposo e ci rendono più vulnerabili allo stress.
Stiamo per cadere in quella che i medici gastroenterologi chiamano come il tunnel del colon infiammato. Si tratta di un circolo vizioso che porta il soggetto a chiudersi a riccio in sè stesso, perdendo la fiducia nel curare la colite tempestivamente. I tempi di trattamento sono talmente dilatati da aver fatto perdere il barlume della speranza a chi si è sacrificato a lungo, ma che ora ha il morale a terra, abbattuto psicologicamente da una colite che appare interminabile.

Sappiamo bene come la colite ulcerosa sia una malattia psicosomatica ed è per questo che, nei momenti di ricaduta, amici, parenti e dottore devono rimanere molto vicini ad un paziente così fragile, anche sul piano emotivo. Pensare positivo è uno dei più potenti farmaci naturali per guarire dalla colite in tempi ridotti, dopo che, a una prima fase di remissione, ha seguito un progressivo degenerare del male. Manteniamo la calma e reagimo al contesto sfortunato in cui ci ritroviamo dimostrando a noi stessi di avere ancora delle riserve energetiche a disposizione. Iscriviamoci ad AIKIDO e impariamo come si cade e si ritrova un equilibrio mentale e del corpo che credevamo perduto.

Anche se comunemente viene detta colite, il nome corretto di questa malattia è Sindrome del Colon Irritabile (SCI), in quanto consiste in realtà in un ampio gruppo di sintomi che la caratterizzano. Colite è infatti l’accezione più popolare di un  disturbo medico con caratteristiche ben precise.
Chi ne è affetto dichiara di soffrire di stipsi e diarrea (di solito a periodi alternati), dolori e crampi addominali che a volte si affievoliscono con la defecazione o l’emissione di gas, gonfiore, flatulenza e presenza di muco nelle feci.
Di solito i sintomi della colite si manifestano solo di giorno e nei casi più seri compromettono in maniera significativa le normali attività quotidiane del soggetto, invece durante la notte si assiste ad una loro pressoché totale, anche se temporanea, remissione; se ciò non accade, ovvero se i tipici sintomi della SCI compaiono anche in orari notturni, è necessario rivolgersi al medico ed eventualmente indagare ed approfondire la situazione con esami diagnostici specifici, perchè potrebbe trattrsi di qualcosa di meno comune e potenzialmente iù grave.

E cosa dire della colite ulcerosa? E’ la stessa cosa?

Considerato il fatto che vi siano molte persone che utilizzano questi 2 termini come sinonimi, sarebbe meglio approfondire le differenze e spiegare meglio in che cosa si differenziano. Cominciamo con il dire che la colite ulcerosa è una patologia infiammatoria cronica dell’intestino crasso, che interessa principalmente il retto e si estende poi al colon. Diarrea e dolore addominale ne sono i sintomi principali, cui si aggiunge la frequente presenza di tracce di muco e/o sangue nelle feci. Chi solitamamente evacua feci liquide e più volte al giorno, anche se verrà considerato un soggetto che soffre di colite, in realtà manifesta quasi certamente  i segnali di una colite ulcerosa.
Le cause della colite ulcerosa non sono certe (molte tuttavia le ipotesi), ma le attuali terapie farmacologiche sono perfettamente in grado di lenirne la sintomatologia e ridurne eventuali complicazioni; non di rado di assiste ad una totale remissione della malattia. Ancora una volta occorre essere ottimisti, perchè pensare di non potersi curare mai fa solo male, anche da punto di vista psicologico.

La colite fa male?

Il dolore, che è spesso di tipo crampiforme, è una delle manifestazioni principali della colite e la sua intensità dipende dal grado di gravità della malattia stessa.
In caso di colite ulcerosa, gli spasmi possono essere talmente forti da essere scambiati per un attacco di appendicite. In una scala da 1 a 10 la colite, nelle fasi più acute, raggiunge un livello di 7, ma mediamente si assesta su di un 6. Nei casi in cui i pazienti siano particolarmente sensibili al dolore o in tutte quelle situazioni in cui non ci si è ancora “abituati” a soffrire, la percezione del bruciore può essere ancor più amplificata.

parti dell'apparato digestivo
Un tipo di colite ai cui primi sintomi bisogna prestare attenzione in quanto senza un tempestivo trattamento può risultare addirittura fatale, è la colite pseudomembranosa, detta anche “da antibiotici” poiché si manifesta in concomitanza con l’assunzione di antibiotici. Si tratta di una tipologia quasi dimenticata eppure, la leggerezza con cui nella nostra società assumiamo pillole e medicine di qualunque natura, ci rende particolarmente esposti a questo tipo di coliti. In particolar modo, l’uso di farmaci antibiotici infatti, può comportare uno squilibrio della normale flora batterica intestinale, in cui una prevalenza dei batteri nocivi, soprattutto del Clostridium difficile, può provocare l’emissione di tossine che, a loro volta, possono causare la colite pseudomembranosa.
La patologia si presenta, fra l’altro, con dolori e crampi addominali. Non bisogna scoraggiarsi però, perchè la cura esiste e consiste, in genere, nell’immediata sospensione della terapia antibiotica intrapresa e l’inizio di un cura che preveda un antibiotico attivo contro l’infezione batterica da Clostridium difficile.
Questo problema dovrebbe far riflettere in maniera critica nei confronti di alcune medicine e spingerci a riflettere con maggiore attenzione su quelli che sono gli effetti del loro uso prolungato, magari dedicando più tempo nella lettura dei bugiardini.
Capita spesso che, terrorizzati da quello che potrebbero scrivere sulle avvertenze preferiamo non leggerle, ignorando gli effetti collaterali di alcune pratiche.

Cosa comporta? Conseguenze della colite

La principale preoccupazione di chi è affetto da colite è un suo possibile legame con il tumore al colon-retto, ma fortunatamente, almeno da questo punto di vista, gli studi e le ricerche in proposito sembrano scongiurare un simile pericolo, sebbene qualche esperto sia convinto di una correlazione fra colite ulcerosa e cancro.
In realtà la colite, nella stragrande maggioranza dei casi, è una patologia benigna che non arreca gravi danni all’apparato intestinale, con cui si può convivere benissimo, ma è comunque doveroso sottolineare che essa, se non curata e tenuta sotto controllo in modo appropriato, tende a peggiorare e a compromettere seriamente la qualità di vita del paziente fino a diventare addirittura invalidante.

Se non vogliamo avere una vita limitata, tanto sul piano alimentare, quanto su quello delle relazioni sociali (andare in bagno di continuo non è mai troppo bello, quando si è in pubblico o con una persona su cui vorremmo fare colpo) occorre non fare paragoni e pensare “Pensavo peggio..” oppure “sto molto meglio di quell’altro amico che patisce i sintomi della colite”, ma fare tutto il possibile per stemperare l’infiammazione.

Basti pensare che il continuo sanguinamento e il malassorbimento tipici di questa malattia possono causare anemia e, nelle situazioni più serie, il cosiddetto megacolon tossico, che si ha quando, per la paralisi della peristalsi, il colon si dilata oltre i 6 centimetri, provocando febbre alta, dolori all’addome ed aumento dei globuli bianchi nel sangue.

Le conseguenze in queste condizioni possono essere ancor più gravi, visto che se non si interviene tempestivamente il colon potrebbe perforarsi e mettere a rischio la vita del paziente.

Fattori di rischio e pericoli

Non essendo perfettamente conosciuta l’origine della colite, individuare con certezza i fattori di rischio che potrebbero favorirla è un compito poco facile in cui solo un numero esiguo di dottori si cimenta.
Si ritiene che alla base del disturbo nelle sue varie forme e particolarmente per quanto riguarda la colite ulcerosa ci sia una predisposizione genetica, cui vanno ad aggiungersi altri elementi che da soli o in unione tra di loro contribuiscono alla sua insorgenza.

Avere un nonno in famiglia, con la stessa problematica, aumenta di molto le possibilità che, saltando una generazione, il patrimonio genetico favorisca l’emergere di un’infiammazione intestinale anche nei nipoti.

A volte quella che noi chiamiamo sfortuna o destino, non è altro che ereditarietà.

Eppure esistono che alcuni fattori fisici, psicologici e comportamentali sono stati ormai da tempo riconosciuti come “apripista” della colite e fra questi ci sono innanzitutto:

  • alimentazione scorretta (troppo ricca di grassi saturi e zuccheri a discapito delle fibre),
  • età superiore ai 30-35 anni (fisiologicamente con il progredire dell’età il corpo si tende ad indebolire),
  • fumo di sigaretta (il tabacco è un vasocostrittore e l’abitudine di fare due boccate prima di defecare conferma questa tesi),
  • stress, ansia, depressione  (la definizione di colite nervosa è molto più esplicita di paginoni di spiegazioni),
  • disturbi della sfera emotiva (il collegamento tra il cervello che risiede nell’intestino e il sistema nervoso è ampiamente dimostrato),
  • abuso di antibiotici  (vedi colite pseudomembranosa)
  • ciclo mestruale abbondante (affaticamento addominale che spiega perchè sono per lo più le donne a soffrire di colite, anche in virtù di un’educazione più “restrittiva”, che le penalizza sul piano emotivo).

Fasi della colite

La Sindrome del Colon Irritabile è in genere una condizione cronica che può durare per anni, caratterizzata da molto varie. Si potrebbe avere periodi con dolori allo stomaco lancinanti e settimane intere in cui si assiste ad una vera e propria remissione dei sintomi.
A differenza di quella cronica, che segue un’evoluzione progressiva nel tempo, la colite acuta insorge invece all’improvviso e si risolve rapidamente, in quanto quasi sempre tenerne sotto controllo i sintomi, i medesimi del tipo cronico, risulta alquanto agevole.

E’ grave se si è incinta? Colite e gravidanza

Soffrire di colite in gravidanza è un’eventualità tutt’altro che rara e ciò può accadere sia in donne già predisposte, sia in donne che, al contrario, non hanno mai sperimentato prima questo tipo di problemi.
I cambiamenti ormonali tipici della gravidanza infatti, comportano spesso una significativa modificazione della flora batterica presente nell’intestino ed inoltre l’utero, ingrossandosi, va a spingere inevitabilmente sugli organi digestivi, complicandone il lavoro e l’equilibrio.
Per fortuna la colite durante la gestazione non fa male al bambino e si può tenere sotto controllo abbastanza facilmente con una dieta adeguata, anche perchè, subito dopo il parto, di solito, essa scompare del tutto.
I sintomi sono quelli classici della colite, crampi addominali compresi, che però non devono essere confusi con i dolori che può comportare una minaccia d’aborto, pertanto valutate molto bene come vi sentite, senza farvi allarmare e quindi giungere a conclusioni affrettate. Se vi sentite strane e reputate altrettanto inconsueto il vostro malessere al basso ventre, rivolgetevi immediatamente al ginecologo.

Colite nei bambini

Da qualche anno a questa parte si sta assistendo ad una crescita esponenziale delle malattie intestinali, colite compresa, nei bambini sotto i 14 anni di età, una circostanza che dipende in gran parte da una certa sregolatezza alimentare con cui i più piccoli, complici la vita frenetica che si conduce e alcune malsane abitudini purtroppo ormai consolidate, devono fare i conti.
Da non sottovalutare poi, ansia e stress, che come negli adulti, possono condurre i bimbi a soffrire di ricorrenti “mal di pancia”, sintomo spesso di colite spastica. Bambini troppo schiacciati sul piano della personalità e non lasciati liberi di far emergere il proprio carattere, accusano di frequente dei traumi nella zona addominale.
I sintomi della colite infantile sono dolori e crampi all’addome, flatulenza, muco nelle feci, bisogno impellente di andare in bagno, diarrea e stipsi generalmente a fasi alterne, pallore, nausea, mal di testa e stanchezza.

Ilf atto che i più piccoli vogliano muoversi continuamente e non accettino di buon grado di essere malati o di non poter mangiare cioccolata o altre “delizie”, ma irritanti, rendono ancora più complicata la guarigione.
Nel lattante che non ha ancora compiuto 30 mesi d’età, il principale e più comune sintomo di colite è la diarrea, in presenza della quale è opportuno chiedere consiglio al pediatra ed approntare fin da subito il regime alimentare più idoneo.

Per quanto concerne la colite ulcerosa, i campanelli d’allarme nei bambini sono soprattutto una elevata frequenza evacuativa, la diarrea con muco e/o sangue associata a dolore intorno all’ombelico e il calo di peso corporeo. Si tratta di bimbi che non riusciranno a fare sport per troppe ore di seguito e che tenderanno a fare molte giornate di assenza a scuola, a causa di fastidi diffusi.
Uno dei problemi maggiori per i piccoli con colite è proprio quello di non riuscire a trovare a giusta concentrazione per studiare e di andare in contro al rischio di restare più in dietro rispetto al resto della classe.
Per questa ragione, una volta confermata la diagnosi, la terapia è di tipo farmacologico e va strutturata in base all’intensità e all’estensione dell’infiammazione.

Cause e fattori esterni di colite

Ansia, stress e nervosismo, soprattutto se protratti nel tempo, sono alla base della colite spastica (o nervosa); tutti questi fattori infatti, finiscono per agire negativamente sulla muscolatura intestinale facendole perdere il suo naturale equilibrio e scombinandone un corretto funzionamento.
Va da sé che in tal caso la cura migliore consiste nella prevenzione: tenere a bada ansia e stress significa anche tenere lontana la colite.
Essere più comprensivi con chi soffre i sintomi della colite li aiuterà a guarire, perchè colpevolizzarli non farà altro che peggiorare la condizione. Se risultano più scontrosi o risultano oppositivi nei confronti di date situazioni cercate sempre di comprenderli e di giustificarli perchè stanno male e presto tornerranno in salute, grazie anche al nostro attegiamento più accomodante.
Esiste poi un tipo di colite, detta allergica, che colpisce i neonati quasi sempre nel loro primo trimestre di vita e con maggior frequenza quelli allattati artificialmente; quasi sempre essa dipende da un’allergia alle proteine del latte. I sintomi sono:

  • nausea,
  • vomito,
  • mal di pancia,
  • prurito,
  • diarrea,
  • rossore,
  • eczema,
  • orticaria

e, solo di rado:

  • problemi respiratori,
  • shock anafilattico,
  • anemia dovuta a continue perdite di sangue,
  • irritabilità ed improvvisa morte del piccolo.

In caso di colite allergica del bambino, le proteine del latte devono assolutamente essere eliminate dalla sua dieta.
L’intolleranza al lattosio, rara alla nascita e più comune a partire dai 2 anni di età, dà gonfiore, meteorismo e tensione addominale; in entrambi i casi, sia in presenza di intolleranza alle proteine del latte che al lattosio, è indispensabile rivolgersi al pediatra per approntare la terapia più opportuna.
Come sopra accennato infine, anche gli antibiotici sono spesso causa di colite e il motivo sta proprio nella loro azione, che finisce per alterare l’equilibrio della flora batterica presente nell’intestino; in pratica può succedere che i batteri “cattivi” prendano il sopravvento su quelli “buoni” provocando così i classici disturbi. In genere bisogna sospendere l’antibiotico assunto fino a quel momento, ma il parere del medico è comunque fondamentale.

La paura da colite

Pur non essendo di per sé grave, la colite comporta malesseri talmente fastidiosi, se non addirittura invalidanti nelle sue forme più accentuate, da innescare a volte un altrettanto spiacevole meccanismo psicologico che consiste, essenzialmente, in una sorta di “paura da colite”, ovvero di ricadere nei suoi caratteristici sintomi.
Che cosa fare per combatterla?
Innanzitutto prevenire, cioè evitare tutto ciò che potrebbe favorirne l’insorgenza, pertanto mangiare bene, non fumare o almeno ridurre il fumo, tenere lontani, per quanto possibile, ansia, stress e nervosismo.
Dedicarsi ad un’attività fisica da praticare moderatamente, ma con costanza e adottare uno stile di vita adeguato li “distrarrà” dal problema, oltre che rafforzare il loro spirito ad affrontare meglio ogni trauma. Al primissimo manifestarsi dei sintomi, affrontarli con i comportamenti ed eventualmente i farmaci giusti servirà per confrastare la cosiddetta “fase zero”, forse la più delicata, durante la quale non accorgendosi di avere la colite, si perservera in comportamenti nefasti per il nostro colon. Ancora una volte emerge l’importanza di non lasciare da solo l’amico o il parente che ha problemi al colon, perchè accerchiarlo di affetto rappresenta una medicina naturale, per giunta gratuita, estremamente risolutiva.

Dieta per la colite

C’è un punto che bisogna avere sempre ben presente nella mente: una corretta alimentazione è il fondamento stesso per un apparato digestivo in salute ed in grado di assolvere perfettamente alle sue funzioni.
Ciò significa che mangiare bene, prediligendo i cibi giusti ed evitando quelli potenzialmente dannosi, è il primo passo per scongiurare l’insorgenza della colite e le sue recidive.

Ma quali alimenti privilegiare in sostanza e quali, invece, consumare “una tantum”?

In linea generale, la dieta dovrebbe prevedere soprattutto cibi freschi e leggeri, poveri di grassi saturi e zuccheri raffinati, quindi in particolare, quando la colite è in fase acuta, pasta e riso bianchi, orzo, patate, carote, finocchi, pesce lesso (meglio se azzurro), zucca, probiotici, tisane e molta acqua.
Al contrario, quando si ha un attacco di colite, potrebbero peggiorare la situazione legumi (tranne quelli decorticati), spezie, carciofi, cavoli, aglio e cipolla in quanto alimenti che fermentano, così come andrebbero ridotti caffè, latte e latticini (escluso lo yogurt), zucchero, fritti ed alcolici.

Rimedi naturali

Esistono rimedi naturali efficaci contro la colite?

Oltre l’amore e i buoni propositi di assecondare e stare vicini a chi accusa questo malessere, anche le erboristerie possono offrire il loro valido contributo. Fortunatamente i rimedi naturali esistono: omeopatia e facili consigli “della nonna” aiutano ad alleviare i sintomi e si dimostrano ottimi alleati di una dieta bilanciata da mettere in pratica ogni giorno.
Innanzitutto ci sono le tisane e gli infusi a base di erbe in grado di agire positivamente sulla mucosa intestinale e lenire i sintomi più fastidiosi, tra cui si rivelano particolarmente utili allo scopo camomilla, malva, rosmarino, menta, timo e bacche di mirtillo, poi ci sono alimenti specifici perfetti in caso di colite ulcerosa, ovvero banane mature e mele cotte.

Infine si possono assumere alcuni integratori in grado di aiutare gli organi digestivi a ritrovare una completa e corretta funzionalità; per tipi e dosi chiedere consiglio all’erborista.
Per quanto riguarda i rimedi omeopatici, i più utilizzati sono Argentum Nitricum, Ignatia, Nux Vomica e il Carbone vegetale, quest’ultimo efficace soprattutto contro il meteorismo.